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LA SECONDA VOLTA Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 9 maggio 1996
 
di Mimmo Calopresti, con Nanni Moretti, Valeria Bruni - Tedeschi (Italia, 1996)
 
LA SECONDA VOLTA non è un film sull'incontro sessuale che vorrebbe suggerire il suo titolo, non è un film sul terrorismo come le polemiche suscitate in Italia al momento dell'uscita della pellicola hanno tentato di suggerire, non è un nuovo film di Nanni Moretti come le prime immagini - ed il tono inimitabile, il ricordo ancora vivissimo di CARO DIARIO - potrebbero per un istante lasciar presagire. Per fortuna di quest'opera prima di Mimmo Calopresti, il film non è niente, ed al tempo stesso tutto ciò.

In una Torino invernale, Moretti è il professor Sajevo, che dieci anni prima è stato vittima di un attentato terrorista. Vive solo poiché divorziato, con due figli ed una pallottola che gli è rimasta nella testa. E che "un giorno o l'altro" dovrebbe decidere di farsi togliere. Valeria Bruni Tedeschi non è invece soltanto quell'impiegata un po' banale che osserviamo prendere e riprendere l'autobus per recarsi in un ufficio d'informatica. Poiché, venuta la sera, torna in una cella, poiché sta scontando molti anni di reclusione in quanto ex-brigatista, poiché fu proprio lei a sparare al professore.

Incontro fortuito, con lui che la riconosce, lei che pensa semplicemente si tratti di un corteggiatore. E che il regista - con splendida intuizione - terrà in sospeso fino al termine. Non solo perché vuole sfiorare tutte le risonanze che la fortissima situazione suggerisce: il trascorrere del tempo, la relatività che questo comporta sulle reazioni alla violenza, alla motivazione, alla legittimazione, al risentimento nei confronti di quell'atto terribile. E ancora, il rapporto (di repulsione, di attrazione) fra la vittima e l'aguzzino: la relatività di questo, la facilità con la quale può capovolgersi. Il contrappunto fra la pulsione fisica e quella psicologica di un uomo e una donna che s'incontrano in una realtà mutata. Ma perché - intelligentemente - evita di rispondere (o, meglio, lascia aperta alla spettatore la possibilità di riflessione) su un tema al quale è praticamente impossibile rispondere. Proprio per quel trascorrere del tempo che il film rende palpabile: e che sbiadisce progressivamente i dati del problema. Rendendoli, fosse possibile, ancora più incerti ed ambigui, più violenti e commoventi.

LA SECONDA VOLTA corre sul filo d'infiniti pericoli: quello di mutarsi in una pericolosa (politicamente, moralmente) storia d'amore, quello di volersi ergere a una disquisizione pedante sulla giustizia, la vendetta, i suoi limiti, e via dicendo. Li evita con la grazia, la sapienza della sobrietà che si fa spesso poesia: poiché inserita sapientemente in un ambiente (la città con il suo flusso ininterrotto, anonimo ma al tempo stesso umano), fra dei personaggi semplici quanto giusti e significativi, su due interpretazioni di grande aderenza. Anche queste in bilico tra serietà ed umorismo, fra violenza e tenerezza, fra partecipazione e solitudine: che Calopresti sa cogliere nei piccoli dettagli dei comportamenti, nei mutamenti più intimi delle fisionomie.

Il film terminerà come si era iniziato, dolcemente in sospeso fra le decisioni, i giudizi, i comportamenti: una partenza con gli incerti di un intervento, un appartamento svuotato da un provvisorio trasloco, una lettera stracciata ed abbandonata dal finestrino di un treno, una ronda, un walkman, un sorriso incerto nel cortile di una prigione.


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